Muriduri
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Il ’68 e oggi ? 

Immagini ad occhi chiusi:

Volti coperti e pistole brandite al vento; l’isola di Wight; Woodstock; i campi nudisti; la minigonna; gli hippys;  la beat generation ; Beatles;  Rolling Stones; i capelloni;  la polizia che carica; brigatisti rossi e neri; falce e martello; camicie nere; squadracce;  saluto fascista; spinello; LSD; ideologi; cassonetti bruciati; vetrine infrante; piazza Fontana; stazione di Bologna; facoltà universitarie, a cominciare da Torino 1963, e scuole occupate; morti per over dose ; il libretto rosso di Mao; Giovanni XXIII e Paolo VI; l’aborto e il divorzio;gli obiettori di coscienza; il femminismo; la guerra nel Vietnam e, guardando avanti, la Primavera di Praga; la guerra del Golfo; la caduta del Muro; la trasformazione del Comunismo; il G8 di Genova; il testamento biologico.

 Cosa rimane di tutto questo ?  Cosa immaginano gli occhi che non hanno visto perché non erano ancora nati?

Ci sono gli elementi per  fare un processo all’ occidente che per più di un decennio ha perso di vista ciò che stava accadendo continuando ad occuparsi soltanto di ciò che era già in corso da prima, limitandosi alla repressione o a cercare di farsi il male minore ?

Proiettando sullo schermo di oggi i raggi degli avvenimenti, dei movimenti, delle aspettative, delle utopie di allora sembra che arrivino figure sfocate e soprattutto redente. Sembra che i giovani, tranne poche eccezioni non abbiano la voglia, non sappiano, non sono interessati a storicizzare quanto è accaduto per andare avanti. Sono presi dalle “cose” e si crogiolano al sole della quotidianità.

Sono proprio loro che raccoglieranno l’eredita del ’68. I meno giovani, quelli che improvvisavano cortei incuranti delle autorizzazioni prefettizie sono stanchi e si ripagano tra  i ricordi ormai afoni.

Non possiamo comunque liquidare il tutto con facili affermazioni distruttive. Oggi il ’68 esiste e vive all’interno di molte coscienze che chiedono il cambiamento in un momento in cui impera la controriforma. Il passaggio al lavoro precario e instabile fa abbarbicare al hic et nunc; là davanti c’è foschia, incertezza.

Volendo fare un passo indietro si potrebbe ipotizzare che dall’Io ipertrofico dell’ Illuminismo si sia passati, prima poco per volta e dopo violentemente, all’Io comune, all’ Io omologato ed equalizzato verso un sentire uguale e quasi imposto, ma da chi ?

Qualche anno fa si poteva puntare il dito contro Lutero, Marx, Mao, Freud, El Che, Marcuse, M.L. King. Oggi contro Bill Gates che a sua volta non è al di sopra delle danze.

Ed ecco i politici che hanno continuato a manifestare l’arroganza del potere, di quel potere che va per la sua strada anche a costo di pestare a sangue – G8 di Genova e nessuno va in galera, indulto - .

La monnezza a Napoli non è  figlia del ’68; la ricostruzione della Valle del Belice – terremoto a gennaio del ’68 – non è figlia del ’68. Sono figlie del “non ‘68”; sono figlie del malcostume di sistema e delle mafie che non hanno consentito e non consentito, riuscendoci in pieno,  la diffusione delle nuove idee e che  non conoscono repubbliche: prima o seconda. Sono  sempre lì a succhiare sangue.

 

Ormai da oltre mezzo secolo l’occidente è attraversato da una trasformazione non soltanto culturale – si pensi al petrolio, al nucleare, alle energie alternative – che influenza pesantemente i comportamenti umani. E’ una tendenza al cambiamento che se non riesce ad intervenire sulle strutture sociali, interviene pesantemente sull’uomo stesso. A questo si può aggiungere da un lato  un processo di laicizzazione, ancora in  atto malgrado le Messe con la chitarra, dall’altro la richiesta di libertà senza limiti e  l’utopia della uguaglianza mentre oggi si ricomincia a parlare di meritocrazia.

Il richiamo ad essa spesso è una dichiarazione di impotenza perché dovrebbe  tagliare fuori soltanto i fannulloni ma finisce per investire anche i più deboli, coloro i quali non padroneggiano gli strumenti della competizione. Nessuno lo ha loro insegnato.

Dallo sventolio del “Libretto rosso” si è passati allo sventolio dei telefonini,  IPod e capi griffati. E’ più pacifista ? Forse è soltanto più consumista e sicuramente meno “intellettuale” e non cura le nevrosi.

Il linguaggio è sicuramente più volgare e la cortesia non si sa dove alberghi. Ma i personaggi di tal genere sono proprio coloro che si mostrano sul piccolo schermo  e descrivono il ’68 come un periodo di oscurantismo. Uno per tutti: Sgarbi che volgarmente offende chicchessia, eletto persino al Parlamento nazionale. E qualcuno si scandalizza per Cicciolina o Lussuria !

Peppone e don Camillo non erano pacifisti, ma neanche volgari. Anche loro nel loro piccolo sono stati zii del ‘68

E siamo a scuola dove,oggi, il ’68 non è neanche un ricordo: Le stesse lavagne, gli stessi banchi e qualche computer. Che  fine ha fatto Illich? La scuola ha altro per la testa e non è capace di uscire da qualsiasi schema preconcetto; è un gigante anacronistico che con i paraocchi tira avanti per la “sua” strada incurante di coloro che vorrebbero “aggiustarla” o di coloro che ne avrebbero veramente bisogno per imparare a leggere e a scrivere e continua ad occuparsi dei “sani” malgrado le ingenti somme per la dispersione scolastica. La scuola si  accontenta  dei pochissimi fiori all’occhiello. Ma gli occhielli non sono più di moda ! Comunque essa continua a rimanere l’unico “ luogo “ in cui si parla  di  cultura.

I Decreti delegati del ’74 sono nati sicuramente sotto la spinta del ’68, ma sono stati distrutti dalla reazione conservatrice e antidemocratica di quest’ultimo ventennio. Forse sono stati distrutti dagli stessi insegnanti che si sono trasformati, nei consigli d’Istituto,  in genitori dei propri figli.

Lo tsunami annunziato è oggi un’onda da risacca e non è stata la “battaglia di Villa Giulia” a  smantellarne la forza.

I flussi migratori a cui assistiamo e spesso subiamo sono anch’essi gestiti dalle mafie e col ’68 hanno poco a che fare, tanto è vero che non trovano accoglimento istituzionale quasi da nessuna parte: soltanto qualche attacco di beneficenza e molto perbenismo. La multicultura è figlia del ’68, non l’occupazione precaria o stagionale e neanche i bulli/delinquenti minori.

Tutto ciò che non funziona, compreso il Sindaco di Palermo che “scappa” dal Festino e la violenza negli stadi, hanno un percorso che incrocia il malcostume e l’illegalità: tutto  quanto proprio il ’68 aborriva.

Le “intelligenze” che hanno avuto paura del 68 e lo hanno venduto per un piatto di lenticchie oggi ricoprono posti di prestigio.

Il ’68 non si è autodistrutto; i suoi denigratori non hanno il coraggio di ammettere che il marcio che oggi dilaga non è certamente la conseguenza di quel tempo. Anzi, anche se ingenuamente, si sbandieravano altri ideali o utopie.

Probabilmente è rimasta la paura di essere considerati onesti. Il sistema primordiale si è autodifeso e conservato con i risultato che sono sotto gli occhi di tutti; ad un certo punto si è congelato ma oggi è in pieno disgelo.

E se in questo tempio entrasse Gesù Cristo? ( questa frase è stata cassata dal direttore )

Pubblicato su "SCUOLA E CULTURA ANTIMAFIA"

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Mi piace pensare che “anarchia” significhi “senza-narcotici”.
Il potere non è un narcotico?
Ho rivisto registrazioni di una decina d’anni fa. Samarcanda; L’inchiesta; Falcone; Michele Greco; Buscetta; Liggio; Borsellino; Palermo.
Qualcosa che ci ha riguardato poco tempo fa.
Quel tempo che i libri di storia liquidano in poche righe.
Persone, personaggi. Condanne, assoluzioni, accuse. Il corvo.
Cosa è passato su e dentro Palermo in questi ultimi 10 anni ?
Non ce ne siamo accorti, e se ce ne siamo accorti abbiamo fatto i muribianchi.
Molti ripercorrono il passatismo; qualcosa che vorrebbe leggere con gli occhi lacrimosi o indispettiti il “nostro” recente passato.
Potere, illusioni e presa di coscienza. Di tutti questo cosa è rimasto ? Vittime e Vincitori.
Il telefonino, ministri siciliani. Tutto è accaduto. Cosa è cambiato in meglio ?
Palermo e la sua primavera. Saltando l’estate e l’autunno è venuto l’inverno.
Perché l’inverno è peggiore della primavera?  C’è freddo. Ci sono le coperte.
I pentiti, i collaboratori. Cosa è cambiato ?
Reina in carcere . . . e allora ?
I morti ammazzati cosa hanno insegnato? I nostri giovani, a distanza di poche righe, cosa sanno, cosa ricordano, cosa insegneranno ai loro figli ?
“In che cosa ho mafiato?” dice M. Greco.
Se rubi una mela vai in carcere, se mafieggi ci vai se hai fatto il tuo tempo.
L’illusione di comprendere, di comunicare ai giovani l’onestà intellettuale . . .
Cosa posso e debbo comunicare ai miei alunni, ai miei figli ?
Un arcobaleno, un caleidoscopio, la capacità di esistere tenendo conto di ciò che esiste. Chi rileggerà questi nostri anni penserà . . . Chi sa cosa e come penserà?  

Avrà la libertà di scrivere e rendere pubblico quello che pensa ? Almeno questo è il respiro della repubblica, forse della libertà.
Ho rivisto le immagini dell’assassinio di Falcone e di Borsellino e delle loro scorte e mi sono chiesto a cosa fosse servito tanto sangue umano.
Credo che nulla sia cambiato, anzi: condanne, assoluzioni, processi per anni !
Ma, cosa posso e devo dire ai miei alunni , ai miei figli ?

Devo comunicare loro speranza e dire loro che bisogna vivere per vivere sempre meglio.

E’ difficoltoso definire il “meglio” che assume valenze continuamente diverse, e ciò confonde chi non ha nemmeno un’idea chiara, chi non ha una meta anche se momentanea.Pubblicato su "Scuola e cultura antimafia"

Solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di potere cambiare il mondo, lo cambiano davvero ( Hitchcock)